La criminalità che da sempre imperversa sui territori a nord di Napoli è un fenomeno tristemente noto, che negli ultimi tempi registra un incremento preoccupante. Ormai anche una semplice passeggiata può rivelarsi deleteria per l’incolumità personale di giovani e meno giovani, tanto che a luglio, preso atto della inconsistenza delle iniziative intraprese dall’Amministrazione, il neo Prefetto di Napoli si è visto costretto a convocare il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Nell’occasione il Sindaco ha rassicurò la cittadinanza: “Non indietreggeremo e continueremo a sventolare la bandiera di legalità come sempre fatto”, dichiarò Raffaele Bene. Frasi di circostanza, parole cui non sono seguiti fatti idonei ad invertire la rotta. E i reati degli ultimi tempi ne costituiscono la prova lampante. Precedentemente, il Prefetto, preso atto dell’escalation di violenza, furti e reati vari sul territorio arzanese, aveva convocato detto Comitato anche ad Arzano, dove l’attuale sindaco ebbe l’ardire di definire la conclamata situazione delinquenziale locale quale fatto “fisiologico”. A Casavatore, invece, il Prefetto di Napoli, ancora non è intervenuto per stanare i tantissimi episodi di microcriminalità, che, in quanto tali, non hanno avuto l’eco mediatico degli eventi criminosi casoriani ed arzanesi. Eppure, in città si respira un’inquietante atmosfera di insicurezza, alimentata, peraltro, da una gravosa inerzia della locale amministrazione, ormai alle prese con una crisi politica senza fine, che sta lasciando Casavatore al suo destino.
D’altronde i cittadini di Casoria, Arzano e Casavatore non invocano grandi cose; non hanno pretese chimeriche: desiderano solo un briciolo di normalità. Qualcuno, per vedere esaudita siffatte modeste aspettative, si è recato nella villa comunale di Casoria, dove c’è un pozzo, denominato, appunto, “Pozzo dei desideri”. All’ingresso del parco pubblico la sua esatta ubicazione è indicata con apposita segnaletica. In tanti, fiduciosi, si recano presso la fonte in parola, magari per lanciare una monetina nell’abisso ed esprimere i propri desiderata; ma il pozzo è solo una cavità derelitta, maleodorante e colma di rifiuti, che affianca quella che un tempo era una cascata dove oggi scorre solo l’acqua piovana. Manco a dirlo, lo scenario costituisce la perfetta metafora di desideri che, seppure banali, la politica, inesorabilmente e mestamente, finisce per frustrare con sistematica puntualità.