L’Avvento, l’invito alla memoria della nascita di Gesù è il tempo in cui la Chiesa suggerisce di prepararsi…A cosa? All’evento incredibile, impossibile finanche da concepire all’uomo: l’incarnazione di Dio in un bambino. I vangeli lo narrano, i quadri e le tante rappresentazioni che si celebreranno lo fanno avvertire, pure in questa malata società, distratta o incattivita, resa superficiale, dolorosa. Qualcosa di inaspettato da allora e da sempre per ogni anno, a cui è difficile anche per il più incallito peccatore, che in fondo ci assomiglia un poco o tanto.., come per il pubblicano Zaccheo “ Quindi giunsero, in un momento predeterminato, un momento nel tempo e del tempo, Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: ….. Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato….” ( TS Eliot Cori dalla Rocca) Il Poeta esprime quanto gli altri, chi poco, chi tanto, percepiscono … Risuona la sua voce , in questo tempo di attesa… Attesa di cosa e di chi? Oggi è anche l’attesa del Giubileo della Speranza.
Fa impressione il realismo con cui Papa Francesco ha indetto questo Giubileo. Si legge infatti nella Bolla di indizione del 9 Maggio scorso, raccontando di San Paolo: “ Egli sa che la vita è fatta di gioie e di dolori, che l’amore viene messo alla prova quando aumentano le difficoltà e la speranza sembra crollare davanti alla sofferenza. Eppure scrive: «Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza» (Rm 5,3-4)…In tali situazioni, attraverso il buio si scorge una luce: E ciò porta a sviluppare una virtù strettamente imparentata con la speranza: la pazienza. Siamo ormai abituati a volere tutto e subito, in un mondo dove la fretta è diventata una costante. Non si ha più il tempo per incontrarsi e spesso anche nelle famiglie diventa difficile trovarsi insieme e parlare con calma. La pazienza è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano infatti l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura.
Il Cardinale Pizzaballa, patriarca dei Latini a Gerusalemme raccoglie la Speranza nel realismo della Fede. A chi gli chiedeva di commentare la tregua in Libano e le iniziali aperture, ha dichiarato “Il Medio Oriente è una regione tormentata da divisioni di ogni tipo, ora dicono ci sia il cessate il fuoco in Libano ma non significa che ci sarà la pace, la pace è ben altra cosa, a Gaza le cose sicuramente continueranno, Dio solo sa come. La pace si fa con relazioni pacifiche tra i popoli, non le vedremo presto, però bisogna prepararle, si devono ricostruire non solo le strutture fisiche ma le relazioni distrutte da questa guerra”
La pazienza non è una virtù inerte. Opera con realismo e si spende soprattutto per i bisognosi, così come hanno fatto alla Colletta alimentare di quest’anno le migliaia di volontari ed i milioni di donatori che hanno contribuito, ciascuno con quello che poteva, a raccogliere 7.900 tonnellate di cibo da destinare alle persone in difficoltà. Tali attività sono una goccia, ma, sono gesti che insieme alla preghiera, perché “ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio”(Vangelo di Luca), sono segno di solidarietà e di speranza. Sono gli stessi gesti curati in Terra Santa ed a Gaza dalle Comunità “Nei giorni scorsi siamo riusciti a introdurre sessanta tonnellate di viveri nel nord di Gaza. abbiamo distribuito a circa quattromila famiglie. La nostra parrocchia della Sacra Famiglia è il punto di riferimento per la distribuzione degli aiuti.
Cosi il Cardinale in una recentissima intervista a Famiglia Cristiana ed aggiunge “ La speranza non viene da fuori, da cosa gli altri devono fare ma è il modo con cui noi ci poniamo di fronte alla vita. La speranza è figlia della fede. Significa rendere presente nella vita, con pazienza e misericordia, ciò che la fede ha messo nel cuore di ognuno. In questa terra, segnata da tanto odio, se la fede ti porta a fare esperienze di amore, di misericordia e di perdono, bisogna, nella propria vita, essere sempre la voce di quello che si è vissuto. La speranza è qualcosa che si realizza fattivamente, non è attendere qualcosa che arriva dall’esterno. Sono voci di verità, che preparano con pazienza e dialogo la possibilità di un’auspicata nuova convivenza.
Arcangelo Annunziata