Nuova grande Europa o semplicemente Italia?
di Antonio Martucci
amartu@alice.it
La rivolta degli agricoltori degli ultimi giorni ha evidenziato il problema della politica agricola europea.
In Italia la scelta in finanziaria di riattivare la tassazione senza sgravi agli agricoltori, cancellando un provvedimento avviato dal governo Renzi già otto anni fa, ha dato un motivo in più alla protesta.
Bisogna riflettere sull’occasione che il malcontento offre in termini di soluzione politica al problema di fondo dell’agricoltura in Italia e in Europa.
Gli agricoltori ed i consumatori hanno in comune difficoltà insostenibili per entrambi: i produttori sono costretti a vendere sottocosto ed i cittadini pagano all’atto dell’acquisto un prezzo troppo alto. Il modello economico è troppo vecchio nel quale si produce e si spreca troppo e non si innova abbastanza.
Secondo il censimento Istat sul settore, in 10 anni sono scomparse 500 mila aziende agricole in Italia e 5,3 milioni nell’UE, che spende un quarto del bilancio per tenerle in vita.
Ragionare allo stesso modo sugli allevamenti intensivi delle grandi pianure e sui piccoli produttori biologici è profondamente sbagliato.
Siamo un Paese che ha fatto del cibo, della ristorazione, dalle tradizioni locali, un elemento fondamentale per il turismo e per l’esportazione del marchio del Made in Italy, ma mai ci si è posto seriamente il problema della prospettiva e delle problematiche del sistema alimentare incuranti dei problemi degli agricoltori,che devono essere al centro della discussione.
Attaccati dagli ecologisti, messi in crisi dal clima troppo caldo e dalla mancanza di acqua, massacrati da inondazioni e disastri ambientali, gli agricoltori vedono il pericolo dello sfruttamento del suolo ma non possono fare altro che contribuire al suo depauperamento per consentire più raccolti e più vendite a causa del basso prezzo.
La soluzione è molto semplice.
Gli agricoltori devono diventare concreti ecologisti, tornando ad essere i primi difensori del territorio realizzando una svolta.
Ciò non potrà mai accadere se non sarà garantito il loro reddito e se non saranno certi di arrivare serenamente alla prossima stagione o alla fine del decennio.
Il problema sia del clima che dell’agricoltura passa, dunque, per il reddito degli agricoltori e sia il governo europeo che quello italiano ancora non lo hanno compreso.
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Il noto giornalista televisivo Michele Santoro, dopo anni di silenzio, capito che la guerra russo-ucraina non sarebbe finita in breve tempo e valutando l’arrivo dell’appuntamento elettorale delle europee del prossimo 9 giugno, dopo alcuni mesi di apparizioni televisive nei programmi di La7, ha deciso di scendere in campo con una propria lista insieme a Raniero La Valle e a Benedetta Sa bene, redattrice di Servizio Pubblico.
Ex parlamentare europeo ed ex appartenente all’UCI (Unione Comunisti Italiani)dopo una lunga assenza dagli schermi televisivi, è recentemente tornato per sostenere dogmaticamente le ragioni della pace come valore universale, tipico della tradizione della sinistra italiana.
Alla presentazione della iniziativa ha affermato che la lista non è un partito ma un movimento per portare al centro del dibattito in campagna elettorale la parola pace enel caso prendesse il 3 o il 4 per cento dei voti tra coloro che non vanno più a votare, questo rappresenterebbe un terremoto politico nel Paese.
Il tentativo di Santoro, apparentemente nobile, gioca su un terreno a basso rischio e con alti consensi di opinione,anche in presenza di un fallimento nelle urne. Insomma un ampio paracadute che consente di avere un futuro politico anche per il post voto.
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A 47 anni è morto improvvisamente nella colonia penale dove era detenuto Alexei Navalny, il più noto oppositore di Vladimir Putin,
In Russia il mese prossimo si terranno le elezioni presidenziali nelle quali Putin si presenta alla ricerca del quinto mandato.
I leader occidentali hanno accusato Mosca di un nuovo assassinio mentre si registrano le iniziative dell’opposizione facendo riecheggiare le parole di Navalny: “Vi devo dire una cosa. Non siete autorizzati a mollare. Se decidono di ammazzarmi vuol dire che siamo incredibilmente forti. Dobbiamo utilizzare questo potere”.
Zelensky dichiara che l’oppositore è stato ucciso e che Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini, Biden si è detto scandalizzato per quanto avvenuto e il primo ministro canadese Trudeau dice semplicemente che Putin è “un mostro”.
L’Europa, afona, ripensa ai suoi errori sulla Russia e la Meloni si limita a dire che auspica che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza.
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Grazie ad una iniziativa di Emma Bonino, una delle politiche della prima repubblica ancora in campo nonostante le sue precarie condizioni di salute, le forze riformatrici di questo Paese si sono ritrovate tutte insieme in una iniziativa pubblica dal titolo:Gli Stati Uniti d’Europa.
Nel corso dell’incontro i leader dei vari partiti; dai radicali ai riformatori, da + Europa ad Azione, dal Pd ai socialisti, da Italia Viva ai liberaldemocratici, hanno dichiarato di essere fautori della immediata applicazione dei principi ventotiani in una Europa unita per interessi economici ma divisa nelle visioni politiche e sociali.
E’ apparso fin troppo evidente che, al di là della visione ideale, queste forze sono l’esaltazione dell’individualismo politico, propri della cultura della sinistra socialista e comunista.
L’adesione ma con i distinguo, le sottolineature, le priorità, le differenze visioni politiche, indicano la volontà di non unirsi che permane nelle forze progressiste, liberal democratiche e di sinistra del nostro Paese.
In campo c’è la proposta di aderire ad una “Lista di scopo” nella quale possono partecipare tutti i gruppi con pari dignità, ognuno con le sue diversità identitarie, uniti da una comune visione di una Europa federata e con i pieni poteri sovranazionali.
Sapremo chi è davvero per gli Stati Uniti d’Europa.
MENSILE POLITICO-CULTURALE PER I COMUNI A NORD DI NAPOLI - FONDATO NEL 1984