La Califfa di Alberto Bevilacqua

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Secondo romanzo di Alberto Bevilacqua, pubblicato nel 1964 e da subito proclamato successo editoriale internazionale, considerato simbolo di quel miracolo economico che era riuscito a scuotere nelle fondamenta la sonnacchiosa provincia italiana.
L'opera dello scrittore parmigiano grazie ad una prosa limpida e coerente e la forte adesione alla realtà storica del momento rappresenta il punto d’aggancio agli anni Sessanta per una narrativa di qualità e un altrettanto cinema impegnato dell’epoca.
Alberto Bevilacqua ci propone la protagonista del suo primo successo giovanile, Irene Corsini, una donna del popologenuina e rivoluzionaria che in città tutti conoscono col soprannome di Califfa, ritenendola una slandra, ovvero una femmina di facili costumi. Ma non è così. Irene rappresenta l’emblema di una donna onesta e leale, che dice pane al pane e mal sopporta l’ipocrisia delle persone che manifestano timore di mostrarsi per quello che sono e ad esprimere le proprie idee.
Si tratta di un personaggio femminile dal carattere forte e determinato che irrompe nella narrazione portandosi dietro una grande carica di fisicità e disperazione, gli stessi moti d’animo con cui racconta la propria esperienza di operaia rimasta senza lavoro, o la sua quotidianità di moglie e madre senza che vi siano più némarito né figli che la vita le ha tolto.
Nemica irriducibiledell'industriale Doberdò, proprietario della fabbrica nella quale il marito lavorava, la Califfa a poco a poco inizia a modificare il suo giudizio sull’uomo, avendo assistito ad un alterco con alcuni operai e i suoi colleghi imprenditori che, con il loro atteggiamento, avevano costretto un industriale fallito a togliersi la vita. L’imprenditore a quel punto rileverà la fabbrica dell'industriale suicidatosi per affidarla in gestione agli stessi operai. Da quel momento avrà inizio la loro storia.
Ogni incontro di per sé rappresenta ed inaugura un cambiamento, nel bene e nel male.
Mai affermazione del genere è stata più vera.
Ed è ciò che accadrà ai due protagonisti: una lenta ma inesorabile trasformazione, di sentimenti, vedute, direzioni, sogni, aspettative e una continua e impellente necessità di cambiamento, in un crescendo di pathos e ricerca della libertà.

Un uomo non più giovane ma rinato grazie a quella passione divenuta quasi amore vero, un uomo che ritorna a indossare le vesti del ragazzo che fu, che viveva nel fumo delle sue piccole fabbriche, che strappava i papaveri dalle campagne.
È stupefacente come l’autore sia riuscito a cogliere e rappresentare i moti più nascosti dell’animo umano, nel percorso da uno stato all’altro, nell’attraversamento del ponte che Irene compie dal suo quartiere di povera operaia a quello dei ricchi, irrompendo sulla scena con spavalderia e fierezza.
Si può senz’altro definire la figura della Califfa l’antesignana del femminismo, perché rappresenta l’emblema di una donna forte e leale, consapevole delle sue idee e della necessità di esprimerle senza timori o paure.
Tra le pagine del romanzo si respira la passione di una donna, la sua ribellione nei confronti della profonda discriminazione tra chi nasce ricco e potente e il povero costretto a subire senza alcuna possibilità di riscatto. Tutti noi nasciamo uguali, nasciamo nudi, e soltanto le rigide regole della società ci impongono una divisione che non ha nulla a che fare con il nostro reale valore.
La vita è questa ma la Califfa non ci sta, la Califfa è una guerriera e vuole vincere la sua battaglia personale.
La popolarità del libro crebbe a dismisura allorquando la storia fu trasposta cinematograficamente con la regia dello stesso autore, interpretato da attori memorabili, quali Romy Schneider e Ugo Tognazzi e con la colonna sonora dell’esimio maestro Morricone.
Ispirato ad un fatto di cronaca vero, il libro è diviso in due parti più un epilogo; l’autore fa uso del narratore onnisciente, che spesso cede il passo alla voce della Califfa che racconta i fatti secondo il proprio punto di vista. Finalmente attrice della sua vita.

LetturAngolo di Rosa Nocerino
nocerino.r@libero.it