Il bisogno di certezze della società contemporanea in balia di miserie morali e materiali

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Le celebrazioni dell’anno giubilare sono iniziate, pertanto, è opportuna una riflessione sul rapporto tra uomo e fede, argomento certamente non facile ma denso di significati e di valori. Una scelta più che appropriata nella società contemporanea, connotata da un clima di incertezze e confusione, di conflitti e di miserie morali e materiali, è indurre adulti e giovani a riflettere, a scavare in sé stessi, oggi che l’angoscia esistenziale non risparmia nessuna età e nessuna classe sociale.

Anzi, in una società disumanizzante quale la nostra sta diventando, è fondamentale il riconoscimento di valori che illuminino il nostro percorso di vita.

Al di sopra di tutti c’è un valore che troneggia e grida rispetto: la persona umana!

Siamo circondati, in verità, da esempi errati: prevaricazioni, invidie, gelosie, oppressione e strumentalizzazione dell’uomo sull’uomo, mancanza totale di rispetto delle idee e dei sentimenti altrui; rispetto della persona è rispetto dell’uno per l’altro, dell’una per l’altra, è rispetto di sé. C’è un disperato bisogno di certezze, di punti di riferimento, di valori che ci guidino per non diventare facili prede della disperazione, per non cadere nel vuoto della mancanza di ideali.

La fede ha alimentato le menti e i cuori di tanti esseri umani fin dalla notte dei tempi, manifestandosi attraverso forme diverse e diversificate; è uno dei valori più antichi, fonte essa stessa di valori, nutrimento spirituale, ultima dea in molteplici circostanze, ancora di salvezza in altre.

Giovanni Maria Vianney (1786-1859), noto come il curato d’Ars, diceva: “Siamo in questo mondo come in una nebbia, ma la fede è il vento che la dissipa e fa splendere nell’anima un bel sole”.

Chi non ha fede nei valori religiosi, come attestano la storia, la letteratura, la filosofia, le scienze, cerca altri valori, umani, civili, etici, politici, sociali, che diano un significato alle proprie scelte per non piombare nel buio devastante di un’esistenza priva di senso.

Ogni individuo, del resto, è libero di credere, di professare senza costrizioni di sorta il proprio eventuale credo nel pieno rispetto del credo o dell’ateismo dell’altro.

Un tema, dunque, complesso ma profondo e da approfondire, soprattutto in questo anno giubilare.

“La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; – ha affermato Benedetto XVI –  è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un Tu che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi. Anzi, Dio ha rivelato che il suo amore verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di sè stesso, fino al sacrificio totale”.

Queste parole di Benedetto XVI (2005-2013), pronunciate nel corso dell’udienza del 24 ottobre 2012, spiegano in maniera semplice, ma profonda il valore autentico della fede: un continuo dialogo tra Dio e l’uomo, divenuto ancora più diretto attraverso la figura umana di Gesù.

Sono concetti profondi su cui riflettere e confrontarsi in piena libertà prima di decidere se condividerli oppure no. Un altro impegno, dunque, di primaria importanza per le scuole, le associazioni, le famiglie, i centri parrocchiali e sociali

 

Vittoria Caso