La politica, quella vera, dalle nostre parti è sempre più la grande assente ingiustificata. Abbondano, invece, i politicanti, che vivono questa carenza assoluta con euforica ebrezza e con stolta letizia, magari perché consapevoli di non dover fare i conti con un gravame ostativo alla loro affermazione: in luoghi dove la politica è intesa nel significato più nobile del termine non residuerebbero spazi per molti degli attuali amministratori. I quali, pertanto, vivono con giubilo l’ossimorica chance per cui, per fare politica, non bisogna essere un politico, né avere delle idee, o proporre programmi, che non siano la solita, scopiazzata dichiarazione di intenti, il cui contenuto, sovente, è ignoto, se non incompreso, finanche agli autori. Eppure, per costoro, ovviamente, va bene così! “Champagne”, canterebbero a squarciagola, come novelli Peppino di Capri…
Resta comunque avvilente il fatto che questo modus agendi all’insegna della baldanza acefala sia particolarmente radicato presso gli avamposti delle città di Casoria, Arzano e Casavatore, dove i protagonisti della pseudo-politica locale sembrano essere riusciti nel loro intento di sterilizzare le anime e addomesticare le teste, inducendole a vivere, quale esperienza entusiasmante e liberatoria, l’atroce dramma dell’inesistenza di qualsivoglia iniziativa capace di lasciar pensare, anche solo per un attimo, a reali premure per gli interessi collettivi.
Le nostre comunità stanno sprofondando nel più tetro baratro; nondimeno nessuno si scuote più di tanto. Certo, si assiste a sporadici sfoghi sui social, a qualche imprecazione da bar, a taluni velleitari intendimenti; ma, alla fine, la rassegnazione spadroneggia, finendo per avallare la preoccupante perdita nichilistica dei valori in un contesto che evoca proprio quello profetizzato e paventato da Nietzsche, per cui “i valori supremi si svalutano”.
E così, in siffatto mare di prona arrendevolezza e pacata acquiescenza, sguazza, quasi indisturbata, quella che Ignazio Silone definì “politica politicante”; una pseudo-politica capace di spegnere gli ardori e rendere la gente silente, anche rispetto alle peggiori sconcezze.
Per l’effetto, non c’è da scandalizzarsi se a Casoria mancano spazi verdi adeguati, che consentano ai cittadini di andare oltre il caos, lo smog ed il traffico quotidiano; se il percorso di qualche pista ciclabile termina contro un muro; se alcune zone della città, dove impazzano baby-gang armate, sono sempre più assimilabili al selvaggio Far West; se la competizione elettorale, quale espressione del più becero consociativismo, è ridotta a un triste e miserabile “uno contro tutti”, con una pletora di amorfe ed eterogenee aggregazioni pronte a sostenere un “candidato” alla carica di sindaco che sfiderà chi è già consapevole che, nella migliore delle ipotesi, non potrà andare oltre l’ingresso nell’assise cittadina.
E che dire di Arzano, dove si è raggiunto l’apice della arrendevolezza politica grazie a una sindaca che, di fronte a famigerati, disdicevoli e reiterati fenomeni delinquenziali, ebbe l’ardire di profferire parole – “È tutto fisiologico” – che hanno portato la città agli onori della cronaca nazionale?
Un’espressione, condivisibilmente sbeffeggiata dalla satira, e che agli occhi degli arzanesi tuttora è vista come una sorta di vessillo bianco che sventola, come un’onta, sulla Casa Comunale!
A Casavatore, se possibile, le cose vanno pure peggio: è trascorso un anno, e i lavori per la realizzazione dell’incrocio rotatorio sulla circumvallazione esterna sono ancora in corso, laddove è occorsa un’eternità per adeguare il locale campo sportivo; anche se proprio in questi giorni, il Sindaco, in pompa magna, ha annunciato che la pista di atletica (solo quella) è, finalmente, praticabile dai cittadini; il tasso di criminalità conserva i fasti di sempre; gli scontri e qualche commedia degna della migliore sceneggiata napoletana, spesso proposti dal Consiglio Comunale, sono tutt’altro che edificanti, e qualche “uscita” del primo cittadino non ha nulla da invidiare a quella testé citata della collega arzanese: se per quest’ultima taluni fenomeni delinquenziali sono “fisiologici”, per il primo “la magistratura combina solo guai”. La Giunta, di contro, si è distinta per magnanimità e spirito di liberalità: recentemente aveva addirittura deliberato la donazione di un imponente edificio ad un ente ecclesiastico; ma qualcuno, in Consiglio Comunale, ha fatto notare a cotanti benefattori che i beni pubblici non possono essere oggetto di trasferimento a titolo gratuito. E così, come per magia, la “donazione” si è trasformata in “valorizzazione”.
Insomma, si è al cospetto di un desolante scenario di manifesta ipocrisia e preoccupante inettitudine, che sembra poter essere spiegato in un solo modo: la qualità scadente di tanti, troppi protagonisti della politica nostrana: a destra e a sinistra i partiti, così come pure le solite liste civiche ideate “last second”, a mo’ di armate Brancaleone, propinano perlopiù personaggi incompetenti, oppure burattini inidonei a pensare in proprio e incapaci di formulare proposte degne di un amministratore pubblico decente. Il clientelismo e l’ignoranza diffusa fanno tutto il resto: gli elettori non sempre sono in grado di votare i propri rappresentanti con contezza e discernimento; e, talvolta, neppure sono capaci di giudicarne l’operato, lasciandosi, di tal guisa, abbindolare da venditori di fumo, imbonitori, nonché da dilettanti allo sbaraglio. Ne deriva che a questa massa damnata di sconfitti e derisi resteranno, come sempre, solo le urne. Che continueranno ad essere uno strumento per l’elezione e la legittimazione di meri luogotenenti del nulla, travestiti da rappresentati del niente.