Casoria, Casavatore, Arzano: paradossi senza fine!
A Casoria è nel pieno la campagna elettorale più anomala degli ultimi decenni. La mega coalizione che sostiene il sindaco uscente Bene, sebbene certa della vittoria finale, fa scendere in campo anche i big nazionali.
Venerdì 24 maggio è stata la volta di Giuseppe Conte, che, in mattinata, ha fatto il suo ingresso trionfale al Palacasoria, proseguendo il suo tour casoriano nell’area mercatale, circondato dall’entusiasmo e dall’affetto di tantissima gente, a testimonianza che, ancora in tanti, credono nella possibilità che i pentastellati possano dire la loro, anche in una coalizione criticata a destra e manca per la sua controversa eterogeneità. Ed, effettivamente, appare evidente a tutti che la vera sfida non è tra Bene, Mangani, Valiante, Cristarelli e le relative compagini che li sostengono: con Bene praticamente “già eletto”, la vera competizione è tutta interna al centro sinistra, dove sarà battaglia all’ultimo seggio.
In tale ottica, la pur critica scelta dei pentastellati non sembrerebbe così azzardata: è pur vero che il sindaco uscente è stato da costoro criticato, contestato e avversato senza soluzione di continuità; così come è vero che il deus ex machina della politica casoriana è stato per anni il bersaglio politico delle “stelle” locali; ma l’idea dell’alleanza non è poi così strampalata.
In tanti frangenti siffatta scelta si è rivelata vincente: la storia, da buona maestra di vita, è foriera di un brocardo sovente vincente: se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro!
Tale fu il pensiero di Cesare che, esausto per la strenua resistenza degli irriducibili Galli, decise di costruire una città romana attorno al loro villaggio, sperando che, con il tempo, questi, “contaminati dalla civiltà”, acquisissero gli usi e i costumi virtuosi della Città Eterna. Alla stessa stregua, il partito di Conte, “conquistato” da Casillo & Co., punta, a sua volta, ad “educare” gli antichi rivali. Concetto mirabilmente espresso da Orazio, che, nel descrivere l’atavico scontro tra la civiltà greca e i rozzi romani, scrisse: “Graecia capta ferum victorem cepit”. Tradotto: “la Grecia vinta vinse a sua volta il feroce vincitore”.
Ebbene sembrerebbe proprio questo l’intento dei pentastellati, piegatisi allo strapotere casilliano: conquistare spazi e posizioni sullo scacchiere politico, collocando nelle caselle di loro competenza persone capaci di trasmettere quelle nuove idee e quei virtuosismi che da troppo tempo latitano.
Ci riusciranno? Beh, questo lo diranno dapprima le urne, e poi il tempo.
Sul fronte Casavatore la situazione politica è sempre più ingarbugliata e caotica: la maggioranza annaspa in ragione di una moltitudine di conflitti interni. Ma, assicurano i protagonisti dell’iplosione, c’è fiducia nel sindaco e nella giunta.
D’altra parte, perché mandare tutti a casa se tanto porterebbe al mero commissariamento dell’Ente?
La politica da sempre recita un adagio: “Meglio il peggior sindaco che il miglior commissario prefettizio”; un motto che a Casavatore è un vero e proprio mantra, in quanto tale, ripetuto e reiterato in tutte le salse a mo’ di salvifica pratica meditativa.
E così, incalza l’opposizione, mentre Maglione continuerà ad andare avanti, il Paese resterà sempre più indietro.
Anche la sindaca di Arzano è saldamente ancorata alle sua poltrone, nonostante le tante scelte infelici ed impopolari: si va dalla approssimativa gestione degli immobili abusivi e confiscati alla malavita, al passo falso del dislocamento del mercato comunale; dalla omessa bonifica della galleria sottostante l’incrocio rotatorio che immette alla circumvallazione esterna, colma di rifiuti speciali e sottoposta a sequestro penale, alla persistente, “fisiologica” emergenza criminalità. Un vero e proprio festival dell’inefficienza politica, cui fa da pendant una situazione contabile che l’opposizione ritiene “poco chiara”.
Eppure, proprio quella contabilità che si appalesa quale vero e proprio tallone d’Achille dell’Amministrazione, non turba affatto la Sindaca. Che dorme sogni tranquilli, sebbene, di fatto, manchi, ormai da tempo, l’Assessore al Bilancio, e quantunque sia ancora vacante la poltrona del dirigente di settore. Circostanze che qualcuno finanche saluta favorevolmente: soldi che si risparmiano, poiché l’Assessore al bilancio ha rinunciato alla indennità di funzione; una rinuncia, tuttavia, non accompagnata dall’abdicazione alla carica. Con la conseguenza che un assessore al bilancio formalmente c’è, materialmente latita: dopo la leggenda metropolitana che narra le gesta del “sindaco ombra”, ad Arzano aleggia anche quella dell’assessore ombra…