Arzano. Venerdì si festeggia un secolo di vita dell’ Arzanese. Ricordate Enzo Scuotto: un signore calciatore.

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Enzo Scuotto, ossia il grande dubbio: che carriera avrebbe fatto se non avesse deciso all’età di 23 anni di andare a lavorare in banca?

A rivedere adesso la carriera dell’ex giocatore tra le altre cose dell’Arzanese c’è da restare basiti. Ma cominciamo dall’inizio, dall’Interposillipo dove tirò i primi calci ad un pallone. Era bravo, e non mancò occasione di mettersi in luce. Al punto che arrivò al Napoli, sotto la guida di Alberto Delfrati, un vero e proprio mago. Ma la sua avventura in azzurro durò appena un anno. AL momento di dover firmare eventualmente un contratto da professionista la società all’epoca presieduta da Ferlaino decise di liberarlo, esattamente come fece con tutti i giocatori di 18 anni, nelle medesime condizioni di Scuotto. A quel punto ha iniziato il suo peregrinare. Partì da Campobasso dove vinse il campionato di Eccellenza ed approdò in serie D.   E qui avvenne il “misfatto”. All’epoca c’era un grande torneo tra le varie banche. Un torneo di un certo prestigio. Le banche a tal proposito assumevano i giovani calciatori per ben figurare. Scuotto all’età di 22 anni entrò nella Banca Commerciale. E fu in pratica la fine della sua carriera da calciatore. Perché lavorando in banca non poteva partecipare a campionati professionistici e semi-professionistici, come la serie D. Una rinuncia dolorosa, ma dettata anche dal buon senso.

Il problema è che Scuotto era davvero bravo. Iniziò a dimostrarlo alla Grumese. Anche qui vincendo il campionato di Eccellenza, ma anche in questo caso evitando di salire in serie D per non perdere il posto in banca.

Allora si trasferì al Giugliano. Anche qui vittoria del campionato di Eccellenza, ma al momento di fare il salto di categoria dovette rinunciare per il solito motivo. Tonino Simonetti aveva però notato il ragazzo, e decise di portarlo all’Arzanese, insieme ad altri buonissimi calciatori, uno su tutti, Pasquale Cannavaro, papà di Fabio e Paolo, che stando ai si dice, fosse come difensore superiore ai due figli che hanno fatto la storia del calcio, soprattutto Fabio. Ad Arzano è restato 4 anni, anni meravigliosi, legando con tifosi in modo straordinario. Ancora oggi ha splendidi rapporti con loro. Anche ad Arzano, siamo nel 1980, accadde la stessa cosa: dopo aver vinto con Franco Villa il campionato di Eccellenza dovette andare via per non perdere il posto in banca.

E via di nuovo, per ripartire dall’Internapoli, dove vinse la Coppa Italia. Per chiudere alla Puteolana. Anche qui vittoria del campionato di eccellenza. Solo che adesso c’era una novità. La serie D cambiò nome, divenne Interregionale, e soprattutto divenne un campionato dilettantistico. E Scuotto potè finalmente debuttare in un torneo aperto a più regioni. Ma ormai era tardi.

In ogni caso di soddisfazioni ne ha avute tante. Quella che più gli è rimasta nel cuore è stata l’esperienza con la nazionale dilettanti, con la quale ha giocato e vinto un mondiale in Arabia Saudita battendo in finale l’Austria 1-0. Dulcis in fundo il riconoscimento della stella d’oro del Coni per meriti sportivi. Il dubbio però resta: se non fosse entrato a 22 anni in banca dove sarebbe arrivato?