“La violenza di genere è uno dei reati meno rilevati in cui la statistica a volte è fallace perché c’è una sorta di numero oscuro che è quello di chi non denuncia, di chi ha paura di essere ulteriormente vittimizzato perché pensa alle conseguenze, alla vergogna, e a tutte le cose negative che potrebbero derivare dal denunciare, con la possibilità che da vittima di violenza possa diventare anche vittima del sistema.”
Questa riflessione del prefetto Franco Gabrielli, in occasione di uno dei tanti convegni riguardanti la violenza sulle donne, mette il dito nella piaga della mancata denuncia.
La violenza di genere, che è uno dei più grossi drammi del nostro tempo, se è trascurata conduce, infatti, inesorabilmente al femminicidio.
C’è una zona grigia nel cuore della nostra società, grigia e dolorosa, è quella delle troppe donne che non si sono salvate.
Grigia perché la tendenza collettiva è l’assuefazione a questo fenomeno che ogni giorno miete vittime la cui sola colpa è aver amato, aver dato fiducia al proprio uomo, mai immaginando che le mani che avrebbero dovuto accarezzarle, le avrebbero uccise.
Grigia per la tendenza a dimenticare, per la superficialità con cui l’opinione pubblica emette giudizi e spara sentenze nei confronti delle vittime; per come percepisce l’ultimo articolo giornalistico, per l’indifferenza di fronte all’ennesimo orfano, all’ennesimo genitore privato della propria figlia.
Una piaga sanguinante questa della violenza sulle donne che conferma da una parte il lato misogino, resistente nella nostra civiltà; dall’altra il permanere di pregiudizi culturali e stereotipi legati ad una concezione oscura del patriarcato che ci riportano al passato che demonizzava la donna, la perseguitava, torturava e condannava a morte.
Fenomeni che appartengono a un tempo remoto? No! Purtroppo no! Appartengono a periodi storici coevi, in zone geografiche vicine; appartengono alle nostre periferie; appartengono a tutte le classi sociali, in nome dell’ostilità maschile verso le donne “ribelli”.
Ci chiediamo se dalla caccia alle streghe del ‘300 e del ‘600 all’assassinio della propria moglie, ex moglie, compagna, fidanzata, le paure degli uomini siano sempre le stesse.
Paura di perdere il potere, paura di prendere atto della propria fragilità o insicurezza, bisogno di costante conferma della propria identità si traducono, in pratica, nel delirio di onnipotenza di affermare il proprio potere sulle donne.
Da qui gli abusi, le violenze verbali, fisiche e psicologiche che spesso coinvolgono anche i figli.
La donna è innocente vittima di violenza domestica, assuefatta e rassegnata spesso agli abusi, risultato di dinamiche relazionali, socio culturali, economiche, aberranti che implodono in relazioni interpersonali complesse, quali sono sempre quelle tra vittima e carnefice, abusato e abusante, che innescano una spirale infinita di violenze ingiustificate e ingiustificabili, di cui la donna è prigioniera.
Per ricevere aiuto la donna deve denunciare la violenza domestica. Se la vittima, infatti, non denuncia, le autorità preposte non possono intervenire e quindi non possono aiutarla. Ma quando la donna denuncia cosa accade? La nostra società è capace di proteggerla? Purtroppo no! E la cronaca contemporanea ogni giorno ce lo conferma.
I braccialetti elettronici hanno dei grossi limiti: spesso non funzionano. E gli arresti domiciliari? Anche quelli non sono efficaci in quanto l’abusante evade spesso e facilmente, ragione per cui la donna che ha denunciato viene ugualmente raggiunta, molestata se le va bene, uccisa se le va male. I territori hanno risorse adeguate e funzionali a tutelare le donne? Hanno strutture per rieducare gli abusanti? No!
Ecco che dunque la sfiducia nei confronti delle attuali norme è ampiamente giustificata, la donna che denuncia diventa doppiamente vittima: vittima di abusi e violenze domestiche e vittima anche di un sistema inadeguato a tutelare e a proteggere sia lei, sia i suoi figli.
Il numero dei femminicidi aumenta, le donne abusate verbalmente, fisicamente, psicologicamente aumentano: è evidente che quanto finora realizzato non è stato adeguato.
di Vittoria Caso