Ad Arzano c’è un’emergenza criminalità. Certo, non siamo ai livelli di Chicago negli anni ’20 dello scorso secolo. E neanche ai livelli degli anni 80 in Sicilia o nella provincia di Napoli a causa delle guerre tra clan rivali di mafia o di camorra. Sta di fatto che nell’ultimo anno si è avuto un aumento di determinati reati.
Ad Arzano c’è questa emergenza. Ma per l’amministrazione comunale pare vada tutto bene. Al punto che dopo che l’opposizione, spinta semmai anche dalla stampa locale, aveva chiesto una riunione straordinaria del Consiglio Comunale in data 6 gennaio, la Giunta con calma ha fissato la riunione per il giorno 23. Come se non esistesse emergenza.
Scava scava si scopre poi che si è aspettato il giorno 23 per aspettare la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal Prefetto di Napoli, dott. Michele Di Bari che si è tenuta ad Arzano il giorno 18. La notizia è certamente positiva, grazie all’opposizione che dalla stampa locale lo avevano auspicato, la sicurezza pubblica è una priorità assoluta, non più rinviabile.
Ciò nonostante qualcuno, con attendismo imbarazzante, non la pensa così. Ecco spiegato perché il consiglio comunale chiesto il 6 gennaio, con urgenza e in seduta straordinaria, dai
consiglieri comunali di opposizione è stato convocato con netto ritardo solo il 23 gennaio, come deciso dalla maggioranza.
Evidentemente per la sindaca e la stessa maggioranza l’urgenza è un concetto interpretabile soggettivamente, non è un fatto oggettivo ma “fisiologico”. Infatti per loro è urgente “SOLO” che il consiglio comunale si svolga “DOPO” il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Come spesso accade antepongono con spregiudicatezza i loro interessi politici agli interessi pubblici della comunità arzanese, in violazione delle norme.
Comunque resta la figuraccia emersa a seguito delle dichiarazioni della sindaca Aruta sulla sottovalutazione del bisogno di sicurezza fatte all’ultimo giorno dell’anno. Tuttavia le ultime “capriole” e gli instabili atteggiamenti della prima cittadina meritano approfondimenti e chiarimenti.
È auspicabile che la verità palesata sia in seno al Comitato di giovedì 18 gennaio sia nel consiglio comunale monotematico sull’emergenza sicurezza ad Arzano dia una scossa.
Su questa tematica, che coinvolge tutti, famiglie, giovani e anziani, commercianti e imprese, non è opportuno dividersi. Tutti dovrebbero dalla stessa parte, ci dovrebbe essere la massima condivisione delle informazioni per fare un fronte comune, ci dovrebbe essere un confronto serio per raggiungere obiettivi che la città ci chiede da anni, come ad esempio un Distretto di Polizia ad Arzano, un adeguato potenziamento delle Forze dell’Ordine e un vero sistema di videosorveglianza operativo su tutto il territorio. Eppure la sindaca e la sua maggioranza prima dell’elezioni aveva annunciato la sicurezza era il primo punto del programma. Invece da prima di Natale ad oggi sono successi episodi di violenza, di furti di
auto, con cavalli di ritorno, rotture di vetri, scippi rapine, ma anche a Casoria e Casavatore.
Adesso aspettiamo di vedere cosa succederà. L’ordine pubblico non è competenza dell’amministrazione comunale, ovviamente. E’ compito di Prefetto, polizia, carabinieri, magistrati. La giunta però deve essere vigile. Ad Arzano la situazione è complessa. Ci sono molte concause alla base di queste problematiche. Ma Arzano resta una città abitata soprattutto da persone oneste. E a loro innanzitutto bisogna dare la sensazione della presenza dello stato. Serve un controllo del territorio più evidente. Mettere in strada, e
non nelle caserme, poliziotti e carabinieri potrebbe essere di aiuto. Ed anche mettere semmai militari.
Serve controllare il territorio mettendo sul campo gente in divisa. Il Comune deve farsi parte diligente nel chiedere questo aumento. E poi deve fare la sua parte. Ad esempio riattivando l’illuminazione che è carente in quasi tutta la cittadina. Uscire di sera, al buio, fa paura. E nel buio, semmai nel deserto che scaturisce dalla mancanza di luminosità, chi ha interesse a delinquere ha gioco facile.
E’ un cammino lungo, da fare tutti insieme. Ma è l’unico modo per venirne fuori. Tutti devono, dobbiamo, fare la propria parte.