Un tempo si parlava di gioventù bruciata per riferirsi a coloro che in età precoce, appunto, bruciavano le tappe della propria esistenza con scelte sbagliate, frutto di incoscienza e ribellione ad un sistema di consuetudini ritenuto illogico e obsoleto, ma si trattava di casi isolati, di esempi piuttosto rari di quanti intendevano ostentare una diversità che spesso si mutava in tragedia. Oggi la situazione è ancor più grave, poiché i protagonisti di vicende di sangue e morte non sono ventenni controcorrente, bensì minorenni, figli di un sistema di valori alternativi, fin troppo potremmo dire, che pongono in primo piano la violenza quale mezzo per palesare una forza bruta, animalesca, per il cui tramite dimostrare che il mondo appartiene a chi fa parte, per sua sventura, di un sistema aberrato e aberrante, in cui l’unica legge vigente è quella della prepotenza, di un prevalere contro chi ancora è portatore di valori, di una morale che privilegia il bello, il buono, l’eticamente sano….eppure assistiamo, giorno dopo giorno, all’affermarsi di chi , condizionato da situazioni familiari di per sé discutibili, ma anche da modelli più che negativi proposti da fiction televisive e non solo, pongono in primo piano una violenza inaudita, una ferocia ingiustificata ed ingiustificabile: non si può uccidere perché qualcuno, troppo buono per difendersi, ha osato sporcare una scarpa griffata, non si può privare del bene più prezioso che Dio ci ha donato chi si rende promotore di pace nelle baruffe tra ragazzi e si ritrova accoltellato….ebbene, questa ormai sta diventando quotidianità e, attenzione, cerchiamo di non assuefarci anche a tale ignominioso comportamento, posto in essere sia da bende di piccoli delinquenti quanto da singoli avanzi di galera: sarebbe come decretare l’affermarsi del più turpe darwinismo, secondo il quale non sopravvive il più intelligente ma il più crudele…le colpe sono da attribuirsi a tutti, indistintamente, famiglie in generale, genitori in particolare, enti educativi, docenti che prediligono i saperi e sottovalutano l’importanza dell’educazione ai sentimenti, al rispetto concreto: certo, se ne parla, ma nei fatti, non c’è chi si impegna affinché vengano arginati fenomeni di violenza nella vita di ogni giorno. Tutti dovremmo sentirci corresponsabili di quanto accade, ma certamente le istituzioni, che sottovalutano la necessità di una massiccia presenza delle forze dell’ordine in un clima di evidente emergenza sociale, dovrebbero rivedere il proprio agito. Così come sarebbe da correggere tutto quanto è propinato con superficialità dai media: la situazione di estrema gravità richiede interventi tempestivi e, se necessario, coercitivi. A riguardo di tale incresciosa situazione, abbiamo preso atto di quanto un esperto formatore di giovani consacrati, oltre che docente, quindi del parere di qualcuno che può definirsi conoscitore profondo dei bisogni e delle dinamiche interiori del mondo giovanile: stiamo parlando di Padre Giuseppe Sannino, sacerdote Vocazionista, il quale sostiene quanto segue: “ Dinanzi al dilagante fenomeno della violenza giovanile, è necessario e urgente che tutte le agenzie educative si mettano in rete in modo da costruire quel Patto Educativo Globale lanciato saggiamente da papa Francesco, da realizzarsi sia nei metodi che negli obiettivi; diversamente si corre il rischio che i giovani, intrappolati nel villaggio virtuale delle tante agenzie di mercato si ritrovino non più come soggetti in formazione ma, esclusivamente ed erroneamente, quali consumatori, neppure autonomi bensì manipolati e strumentalizzati dai tanti profittatori di mestiere!”: il che equivale a riconoscere una sorta di innocenza anche nei più colpevoli, che restano invischiati in una mentalità che non è generata da un personale pensiero critico ma dal sinistro sistema socio-economico e culturale predominante, che fa di loro, nel contempo, delle vittime e dei carnefici, ignari dell’autenticità del proprio comportamento: è giunto il tempo di agire concretamente, perché i giovani tornino ad essere la speranza dell’umanità e non il terrore di essa: ognuno ha delle responsabilità affinché il tutto muti, dunque, facciamocene carico e adoperiamoci perché i nostri ragazzi abbandonino le armi apportatrici di morte e riprendano l’arma più bella, qual è quella della comunicazione autentica, che li trasformerà da belve immonde in veri uomini.
MARGHERITA DE ROSA