Ormai, ad avviso dell’opposizione, l’amministrazione non è più capace di deliberare neppure sull’ordinario; anche gli atti più banali diventano materia di contesa e di scontro tra i partiti facenti parte della stessa maggioranza, all’interno della quale le ambizioni delle forze politiche e quelle di qualche consigliere che antepone il “particulare” all’universale tengono sotto scacco la città.
Sorprende tuttavia che ben quattro componenti della maggioranza – dopo aver denunciato una situazione di inaudita gravità, paventando finanche la necessità di un repentino intervento della Corte dei Conti volto a scongiurare un clamoroso danno erariale – avessero poi votato per l’approvazione del bilancio.
Ci si riferisce, segnatamente, all’atto in forza del quale la Giunta comunale aveva deliberato di donare l’edifico di culto denominato “Chiesa Gesù Cristo Lavoratore” all’Ente ecclesiastico che attualmente lo detiene in concessione. Nondimeno, “quattro cavalieri dell’apocalisse”, scoperto l’arcano, l’hanno prontamente denunciato in Consiglio comunale, e, come per magia, quella che ab origine era una generosa, sebbene illegittima, donazione è diventata una auspicabile ed accettabile valorizzazione.
Eppure, tanto non ha incrinato la fiducia nell’attuale maggioranza; tant’è vero che “i fantastici quattro”, dismessi i panni dell’Ispettore Derrick, hanno immediatamente conferito il loro entusiastico quanto contraddittorio placet al documento contabile proposto dalla Giunta: bilancio approvato, e, per dirla con Giovanni Paolo II, “Volemose bene”.
Un contegno che ha lasciato sbigottita un’opposizione già di per sé indispettita per quanto accade sovente nelle commissioni consiliari, dove – dichiara la Consigliera Elena Alessio – “i componenti della Giunta, nelle sporadiche adunanze convocate, si appalesano sibillini e laconici. Eppure – continua la Consigliera – nei sistemi democratici la maggioranza governa e l’opposizione controlla. Un concetto che non trova ospitalità nelle menti di questi signori che, verosimilmente, hanno come prototipo un sistema poco partecipativo, della serie: Sono io alla guida, e nessuno disturbi il conducente.”
Del medesimo tenore anche le dichiarazioni del Consigliere Giovanni Russo, il quale lamenta “l’occultamento di iniziative e circostanze di pregnante rilevanza per il Paese. Ed è fin troppo evidente che la mancata espressa accettazione del confronto e della mediazione tra i diversi orientamenti politici significa impoverire quella democrazia che ha la sua massima espressione proprio nel Consiglio comunale e negli altri organi collegiali, quali le commissioni appositamente istituite”.
Severo anche l’ex sindaco Vito Marino: “Siamo ai limiti della decenza e della sopportazione. Siamo stanchi di chi pensa di offendere la nostra intelligenza con giochetti di palazzo, dichiarazioni di intento e sterili proclami. La gente chiede concretezza; la cittadinanza si domanda e ci domanda perché dispone di uno stadio comunale del quale, solo da pochi giorni, è utilizzabile unicamente la pista di atletica; la cittadinanza si interroga e ci interroga sul perché, nonostante la penuria di parcheggi, tuttora, vi è un locale terraneo – quello sottostante la villa comunale – del tutto inutilizzato, dacché addirittura inagibile; la gente si chiede e ci chiede perché la stragrande maggioranza del territorio comunale è divenuto terra di nessuno, dove tutto è possibile indisturbatamente ed impunemente a cagione della totale mancanza di presidi di sicurezza e di sistemi di videosorveglianza”. È un fiume in piena Marino: “Appare oltremodo grave che un settore delicato come quello dell’urbanistica, che in tanti comuni del Mezzogiorno si è dimostrato occasione di rinascita e rilancio dei territori, da noi sia condizionato da disdicevoli beghe di palazzo. Dotare la nostra città di un PUC significherebbe approvare definitivamente delle regole, anche al fine di evitare di rinvigorire il triste primato che vede Casavatore in cima alla lista delle città più cementificate d’Europa. E, francamente – conclude il Consigliere Marino – la mia città non merita degli homines vacui, svuotati di ogni cultura e di ogni senso di appartenenza, di ogni immaginario politico, di ogni spirito critico costruttivo e di ogni consapevolezza. No, non merita tutto ciò: la mia Casavatore merita ben altro”.