Dall’uovo di Pasqua del Consorzio cimiteriale di Arzano la sorpresa più inattesa: restituita a una donna la somma pagata nello scorso secolo per ottenere la concessione di un loculo

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Davvero singolare la decisione dell’Amministrazione del cimitero consortile di rimborsare ad un utente l’importo di € 2065,00 corrisposto nel lontano 1999 a titolo di pagamento del prezzo per l’ottenimento della concessione di un loculo.

La peculiarità sta nel fatto che, solo in data 16.02.2024, l’aspirante concessionaria – si legge nella determina n. 37/2024 – si è limitata a dichiarare “di non aver mai ottenuto la concessione del succitato loculo” sebbene avesse provveduto al versamento della somma di lire (eh, si, all’epoca esisteva ancora la lira!) 4.000.000 in favore del Consorzio.

Ora – a prescindere dal fatto che l’obbligazione di pagamento del prezzo per ricevere un loculo in concessione può essere adempiuta da chicchessia, e che, pertanto, non sempre vi è corrispondenza tra chi paga e chi risulta concessionario – ciò che più sorprende è che la restituzione della somma predetta è avvenuta a distanza di 5 lustri dalla relativa corresponsione. Vale a dire quando il presunto debito del Consorzio si era già ampiamente prescritto, e, pertanto, non sussisteva obbligo alcuno di rendere quanto pagato illo tempore dalla donna.

Per il Consorzio, tuttavia, è prevalsa la morale, nonché il vecchio brocardo “summum ius summa iniuria”: l’applicazione rigida di una norma può diventare un’ingiustizia.

E allora spazio alla restituzione, sebbene fosse notorio che la pubblica amministrazione (tale è il Consorzio), una volta verificatasi la prescrizione di un proprio debito, non ha alcun potere dispositivo che possa liberamente esplicarsi in ordine alla possibilità di opporre o meno la prescrizione, essendo invece tenuta a eccepirla, prescindendo peraltro necessariamente da ogni valutazione di ordine etico.

Peraltro, la scelta di cuore del Consorzio potrebbe essere foriera di ulteriori esborsi, atteso che alla “miracolata” utente, per effetto del riconoscimento del credito prescritto, spettano altresì gli interessi e la rivalutazione, dal lontano 1999 ad oggi. Dunque, altri 2.500 euro circa.

E ciò a tacere del fatto che, verosimilmente, l’atto di liberalità del Consorzio potrebbe spingere altre persone, vittime di sventure simili, a formulare istanze di rimborso di quanto indebitamente pagato decenni fa, unitamente agli accessori di legge.

Evidentemente, la magnanimità consortile costa tanto. E il relativo prezzo, come al solito, sarà pagato dai contribuenti. Sempre che la Corte dei Conti non ravvisi nel contegno in narrativa un pregiudizio erariale, che gli autori di cotanta bontà potrebbero essere tenuti a ristorare.