“Il calcio è sempre stato la mia vita. Ad un certo punto pensai di aver sfondato. Ero nel settore giovanile delN apoli, Chiappella volle aggregarmi alla prima squadra, anche se ero giovanissimo. Ricordo ancora la mia grandee mozione quando entrai all’Olimpico in occasione della finaled i Coppa Italia tra Napoli e Milan. Uno stadio immenso. E poit anti campioni. Faccio qualche nome a caso: Gianni Rivera, ma ancheAldo Maldera, Cudicini. Nel
Napoli di quegli anni c’era gente
come Juliano, Zoff, Sormani. La finale
non andò bene, perdemmo 2-
0, autogol di Panzanato e gol di
Rosato. Ma per me resta un ricordo
straordinario”.
Enzo Granata (nella foto) si
commuove quasi al ricordo di quel
giorno. Anzi, di quei giorni. Per lui
sembrava aprirsi il mondo del
grande calcio. Invece…
“Invece come uno stupido persi la mia grande occasione.
Per sfondare nel mondo del calcio bisogno essere dotati. Essere
fortunati ed avere la testa sulle spalle, sin da ragazzino.
Io non so se davvero ero dotato per sfondare ai massimi livelli.
Non so se avrei avuto la fortuna. Di certo non avevo la testa
giusta per sfondare.
Avevo 20 anni, ero a Bologna. Ma decisi di lasciare il ritiro
per sposarmi. Col senno del poi una decisione folle. Ma
a 20 anni ci può stare. Il treno, quel treno, passa una sola
volta. Ho fatto una discreta carriera da calciatore, 3 anni ad
Agrigento. Lì c’è ancora a distanza di 50 anni, chi si ricorda
di me.
Quando sono tornato lì per la presentazione della squadra
vecchi tifosi hanno intonato un’altra volta il coro: “Granata,
Granata”. Mi sono commosso fino alle lacrime. Dopo Agrigento
sono tornato in Campania, ho giocato con l’Internapoli e
con la Puteolana. Poi da allenatore ho fatto benino a livello locale.
Ho vinto in Eccellenza a Pozzuoli e ad Arzano. Con l’Arzanese
vincemmo avendo tra i titolari ben 9 ragazzi di Arzano”.
Ed adesso? “Oggi lotto contro la malattia. Lo faccio con
grande forza di volontà, confidando nell’aiuto del Signore. È
una partita diversa, ma l’impegno è lo stesso”