8 MARZO PARITÀ, PARI OPPORTUNITÀ, RISPETTO: TRAGUARDI ANCORA LONTANI!

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8 marzo festa della donna 2024
8 MARZO PARITÀ, PARI OPPORTUNITÀ, RISPETTO: TRAGUARDI ANCORA LONTANI!

Oggi, nel terzo millennio, la donna si è affermata in tanti ambiti della società, ma, dobbiamo ammetterlo,

siamoancora lontane da un reale empowerment.

È vero, dopo secoli di subalternità, le donne hanno finalmente visto riconosciute le loro capacità che però

sono ben lungi dall’essere valorizzate a pieno perché in ancora troppi settori esse sono assenti

o sottorappresentate.

È pur vero che il principio della parità e delle pari opportunità è uno dei più difficili da attuare, non perché non vi siano norme che lo affermino, ma perché dobbiamo fare i conti con abitudini, tradizioni, pregiudizi che, introiettati inconsciamente, nostro malgrado perpetuiamo nel tempo.

La ricerca psicosociologica, infatti, continua a evidenziare la necessità d’intervenire sugli stereotipi culturali, perché l’affermazione dei diritti della donna, passa attraverso la maturazione maschile e la divulgazione di una cultura che consideri di pari valore uomini e donne.

Il sottile pregiudizio secondo il quale agli uomini spetta la gestione del potere, mentre le donne devono essere strumenti silenziosi di quest’ascesa, esiste ancora, soprattutto nelle nostre periferie, quale retaggio atavico della cultura patriarcale.

Raccapricciante è la sequenza di violenze che ancora oggi le donne ricevono, sempre assurde, ingiustificate e ingiustificabili, frutto della maledetta convinzione che la donna è un oggetto da tenere saldamente in pugno, da parte di uomini che non riescono ad accettare la sconfitta, che si sentono sminuiti nella loro mascolinità se la donna non accetta sempre e comunque la loro volontà. I femminicidi continuano. Nel 2023 ben 42 sono state le donne uccise da chi diceva di amarle e nel 2024, per ora, sono 7. Accanto alle donne morte ci sono quelle che restano sfigurate per sempre, nonostante il potere del bisturi.

E le cicatrici sull’anima? Non c’è chirurgo che possa cancellarle! Donne usate e abusate nei loro valori, nei loro sogni; donne che chiedono aiuto e restano inascoltate; donne molestate, donne che non hanno più autostima, non hanno più fiducia in se stesse perché si sentono colpevoli, nonostante tutto, di non avere capito fino in fondo i loro carnefici, abili manipolatori.

Esistono nuovi strumenti per prevenire la violenza sulle donne?

È dal punto di vista della formazione, della conoscenza, della mentalità che siamo in ritardo.

Ciascuna iniziativa che riguardi la valorizzazione di ogni espressione e potenzialità femminile è un investimento in qualità e in valore, è un passo avanti sul lungo cammino della conquista della libertà e della democrazia.

Bisogna potenziare la costruzione del sé, la crescita identitaria, il rispetto, per sconfiggere gli stereotipi persistenti.

Nella scuola bisogna creare condizioni culturali, ambientali, relazionali, organizzative tali che ragazzi e ragazze possano esprimersi e progettare il loro futuro secondo i propri desideri, potenzialità, capacità, senza incanalarsi in modelli e ruoli sociali e professionali stereotipati, sterile riproduzione di un’aberrante segregazione formativa e di una passiva autoesclusione.

Nell’ambito dell’articolato complesso della personalità, la scuola deve sviluppare ciascuna identità nella differenza e nelle differenze, nella complessità dei rapporti con l’altro/a; i diritti delle donne sanciti dall’ONU e le norme che li tutelano devono essere oggetto di riflessione, di confronto, di dibattito; i programmi scolastici e universitari devono evidenziare disciplina per disciplina l’apporto che le donne hanno dato allo sviluppo del progresso e della civiltà.

Da qui la necessità di quella rivisitazione dei saperi, di cui si parla da oltre 20 anni senza riscontri nella editoria, affinchè sia palese che essi sono frutto dell’esperienza, dell’operosità, dell’intelligenza non solo di uomini ma anche di donne.

I libri di testo sono ancora palesemente carenti da questo punto di vista.

In questi anni, il maggiore rammarico è stato rendermi conto di quanto sia difficile far rilevare a ragazzi/e ed ancora di più ad adulti/e, assuefatti alla cultura dominante, come l’assenza, l’esclusione, la cancellazione del contributo femminile dai saperi siano stati camuffati da una pseudoneutralità del sapere umano.

La trasmissione del sapere, infatti, non ha consentito alle ragazze di individuare in tutte le discipline figure assertive in cui identificarsi e trovare una memoria storica femminile con grave danno per l’evoluzione della loro personalità.

È solo la consapevolezza di sé chepuò dare alle donne la forza per decostruire una tradizione come quella occidentale, creata a misura maschile, che ha considerato la donna un disvalore e quindi operare scelte adeguate alle proprie potenzialità ed alle proprie aspirazioni senza ghettizzazioni forzate o autoesclusioni apparentemente spontanee.

 

Vittoria Caso